Un nastro circolare tricolore dal quale fuoriesce il profilo della testa di una bufala. Intorno c'è la dicitura "Ricotta di bufala campana", in stampatello.
Questo è il marchio che identifica il nuovo prodotto per il quale il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha accordato la protezione transitoria e per la quale è stata inviata una istanza alla commissione europea per la registrazione come denominazione di origine protetta. Tra le zone di produzione individuate dal disciplinare di produzione della Ricotta di bufala campana dop ci sono i comuni di Cisterna, Fondi, Lenola, Latina, Maenza, Minturno, Monte San Biagio, Pontinia, Priverno, Prossedi, Roccagorga, Roccasecca dei Volsci, Sabaudia, San Felice Circeo, Sermoneta, Sezze, Sonnino, Sperlonga, Terracina, Aprilia e Santi Cosma e Damiano. Un riconoscimento importante, la storia del rapporto della ricotta di bufala campana coincide con la storia del rapporto di questo territorio con la produzione di latte delle bufale, uniche nel loro genere. Una testimonianza, quindi, con la letteratura del passato. Risalendo indietro nel tempo si arriva fino al 1300, quando con l'impaludamento delle zone dell'alto territorio campano le bufale trovarono il oro habitat ideale. Il protocollo da seguire, affinché sia vera ricotta di bufala campana doc, è rigidissimo. Le aziende che non lo seguiranno, che prendono iniziative non previste, saranno escluse dal ciclo di produzione. Sempre ricotta sarà, ma senza marchio dop, che significa protezione aggiuntiva e tutele ai prodotti del territorio.