Per non mettere a rischio la credibilità del made in Italy sui mercati esteri occorrono scelte di trasparenza che impongano l'obbligo di indicare in etichetta l'origine del prodotto. Per tale esigenza riferita a tutti gli alimenti, la Coldiretti ha chiesto l'approvazione della legge 204 del 2004.
Necessità che si riflette anche nella produzione e nella commercializzazione dell'olio di oliva. «Sugli scaffali dei supermercati- ha fatto sapere la Coldiretti- è straniero l'olio di oliva, contenuto quasi in una bottaglia su due, ma ai consumatori vengono presentate tutte come italiane». Questo accade perchè sulle etichette non è obbligatorio indicare l'origine delle olive, rendendo possibile 'spacciare' come made in Italy miscele di olio spremuto da olive spagnole, tunisine e greche. Proprio queste sono le motivazioni della mobilitazione della Coldiretti in tutta Italia, che sta provvedendo alla raccolta di firme a sostegno dell'obbligo di indicare in etichetta il luogo di provenienza delle olive. Proposta che vede consensi bipartisan dal mondo politico ed istituzionale. «La mancanza di trasparenza permessa dall'attuale legislazione- ha spiegato Coldiretti- pesa sui redditi dei produttori olivicoli come un macigno». La raccolta di olive in corso in tutta Italia prevede per il nuovo anno un calo del 4% nella produzione nazionale, che raggiungerà, secondo i dati Ismea, appena 6,3 milioni di quintali, mentre si registra un contestuale incremento del 32% di quella spagnola, per un totale di10 milioni di quintali. «Il mercato nazionale- così la nota della Coldiretti- rischia in questo modo di affrontare in 'un mare di olio' iberico, senza che i consumatori abbiamo la possibilità di fare scelte di acquisto consapevoli. Possibilità negata dalla vigente normativa». Una perdita di valore, dunque, per la produzione nazionale, tanto che sulla base di elaborazioni Coldiretti sui dati Istat relativi all'inflaizone, le olive in campo vengono pagate meno di un terzo dei prezzi versati dai consumatori al supermercato. Una situazione che mette a rischio gli oliveti italiani che possono contare su circa 250 milioni di piante. «E' necessaria- ha ribadito Coldiretti- una maggiore responsabilità del sistema produttivo, nazionale, dal campo alla tavola, e delle istituzioni per accelerare il percorso già iniziato a livello europeo».
Fonte: La Provincia