VERSO L’XI EDIZIONE DI ATHENA WORKSHOP

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I numeri delle donne che fanno impresa in provincia di Latina e nel Lazio.

Si avvicina l’appuntamento con l’XI edizione del Workshop Athena organizzato dal Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Latina.
L’appuntamento è a Latina, dal 29 novembre al 1° dicembre 2013, presso il Polo Fieristico ex Rossi Sud.
Tante le iniziative in programma finalizzate all’individuazione di strumenti e buone pratiche che sostengano l’imprenditoria femminile.
Tra queste, i convegni “Strumenti e opportunità per fare impresa: Sportello Donna, Intesa 2 e Microcredito”, con la partecipazione dell’Assessore al Lavoro della Regione Lazio Lucia Valente di venerdì 29 novembre alle ore 16.00 e “Imprenditoria Femminile: tutorship per la crescita e la competitività…internazionalizzazione, contratti di rete e responsabilità sociale”, tappa di chiusura del VI Giro d’Italia delle donne che fanno impresa di Unioncamere di sabato 30 novembre alle ore 10.30.
Due i seminari tecnici organizzati con la collaborazione di BIC Lazio “Finanziamenti per la creazione di impresa: come orientarsi” (sabato 30 ore 15.00) e “Business Game: simulazione di gestione di impresa” (domenica 1° dicembre ore 10.00).
“L’XI edizione di Athena Workshop” ha commentato la presidente del Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Latina Laura Brida “ha due obiettivi: da un lato mostrare la creatività e le capacità delle imprenditrici della provincia di Latina attraverso le loro attività, dall’altro individuare tutti gli strumenti che possano supportarne lo sviluppo o che possano favorire l’incremento di imprese al femminile. Ci rivolgiamo pertanto sia alle donne che vogliono fare impresa, che a tutti coloro che vorranno visitare e, perché no, acquistare i prodotti e i servizi in mostra alla ex Rossi Sud”.
Il punto di partenza sono ovviamente i dati riguardanti la provincia di Latina e il Lazio.
L’Italia è, come noto, un Paese che si caratterizza per il basso tasso di occupazione femminile (47,2% dato Istat – Giugno 2012) e un alto tasso di donne inattive (46,4%). Tali dati fanno posizionare il nostro Paese al numero 27 dei Paesi Europei (davanti a Malta e Grecia). Basti pensare che Bankitalia afferma che se il tasso di occupazione femminile salisse ad un livello del 60% (Strategia di Lisbona 2010), il Prodotto Interno Lordo del Paese avrebbe un incremento del 7%!
A tutto ciò si deve aggiungere il fatto che le donne in Italia rappresentano il 60% dei laureati, mentre solo il 4% raggiunge i vertici delle imprese.
Ma pur di fronte a una situazione di questo genere, molto spesso sono proprio le donne che riescono brillantemente a uscire da situazioni di difficoltà con la loro capacità di mettersi in gioco, grazie alla loro inventiva e alla loro probabile maggiore attitudine alla flessibilità. Pur non avendo a disposizione le politiche sociali tipiche dei Paesi Nord Europei, le donne italiane sanno essere presenti in maniera significativa e costante nel mondo imprenditoriale, come dimostrano i dati di seguito esposti.
Creare un’impresa è un processo complesso, in cui entrano in gioco sia l’ambiente esterno (sociale, economico e produttivo), sia l’individuo con le sue qualità imprenditoriali, le sue abilità di lettura dei bisogni espressi dal mercato, la sua capacità di organizzare e governare processi lavorativi e produttivi necessari alla realizzazione degli obiettivi di impresa. Alcune caratteristiche dell’imprenditore/trice risultano vicine al proprio modo di essere, altre possono essere ampliate e coltivate tramite la formazione e l’esperienza.
A questo proposito, permangono ancora alcune criticità che caratterizzano il “fare impresa delle donne”, come la scarsa legittimazione familiare e la difficoltà a gestire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, che rimane circoscritta appunto alla sfera personale in ragione delle carenti politiche sociali su esposte, che spesso conducono la donna a rinunciare alla carriera o a decisioni più drastiche, quale l’abbandono del lavoro.
Basti pensare che, secondo dati Istat, più del 35% delle persone rientranti in una fascia di età tra i 15 e i 64 anni si prende cura dei componenti familiari, compresi minori e persone bisognose di assistenza (anziani e disabili), ed in questo quadro la quota di lavoratrici madri è del 55,5%, mentre quella dei lavoratori padri supera il 90%.
Oltre agli aspetti su esposti, una ulteriore tematica che merita di essere approfondita è quella dei comportamenti discriminatori connessi all’accesso al credito, che molto spesso rappresentano una vera e propria barriera all’ingresso sul mercato. Da alcuni studi effettuati si è evidenziato che poiché la concessione di credito è direttamente collegata alla conoscenza dell’individuo e di conseguenza della sua solvibilità, le donne essendo sulla scena economico/imprenditoriale da meno tempo degli uomini è probabile che siano meno conosciute e che, allo stesso tempo, abbiano minori garanzie per gli istituti di credito.
Tutto ciò è confermato dai risultati dell'”Indagine congiunturale sulle micro e piccole imprese femminili” realizzata da Rete Imprese Italia Imprenditoria Femminile, che ha portato alla luce le difficoltà che le imprese in rosa hanno nei rapporti con il mondo creditizio, laddove si evidenzia una maggiore riduzione delle concessioni di credito nei confronti delle imprese gestite da donne rispetto a quelle maschili. A tutto ciò si aggiunge il fatto che molto spesso le concessioni di finanziamento alla imprese femminili sono accompagnate anche da condizioni più sfavorevoli, in termini di maggiori garanzie richieste.
In sintesi, dall’indagine emerge una condizione di ulteriore generale deterioramento, che conferma una situazione generale di forte criticità di accesso al credito per le imprese ma, rispetto al sistema delle PMI nel suo complesso, le imprenditrici fanno ancora minore ricorso al credito bancario e, quando lo fanno, hanno più spesso una risposta totalmente o parzialmente negativa e scontano condizioni di finanziamento più sfavorevoli. L’opinione delle imprenditrici è che l’accesso al credito rappresenta una problematica particolarmente sentita sia per l’avvio dell’attività, che per lo sviluppo della stessa.
Secondo uno studio di Osserfare, l’Osservatorio economico della Camera di Commercio di Latina, le principali coordinate delle imprese femminili operanti in provincia di Latina offrono in termini strutturali un quadro estremamente positivo per la nostra provincia: con oltre 65 donne, ogni 1.000 residenti a Latina in età superiore ai 15 anni, la partecipazione femminile all’universo imprenditoriale locale si conferma non solo elevata, ma anche nettamente superiore alla propensione a fare impresa rilevata tra le donne laziali e nella media nazionale; infatti, il Lazio mostra un indice di propensione imprenditoriale femminile pari a 54 donne, ogni 1.000 residenti, mentre in Italia l’indicatore si attesta a 58 imprenditrici.
Ad ulteriore conferma di quanto appena esposto, con una porzione pari al 27% delle imprese operanti nella provincia, la dimensione dei confini dell’imprenditoria in rosa appare di gran lunga superiore a Latina rispetto ai valori nazionali e regionali (entrambi intorno al 23%).
Mettendo ulteriormente a fuoco la lente di osservazione, si giunge alla quantificazione del tessuto imprenditoriale in rosa: le imprese femminili operanti in provincia di Latina, sulla base dei dati del Registro Imprese, sono 15.741, delle quali 13.411 attive (poco più dell’85,%) e registrano un incremento di 130 imprese dall’inizio dell’anno, valore determinato dalla differenza tra le 1.040 nuove imprese iscritte e le 910 unità cessate (al netto delle cessazioni d’ufficio).
Dati comunque indicativi di un incoraggiante atteggiamento positivo da parte delle donne in provincia che perseverano nel tentare di fare impresa, nonostante la non semplice situazione congiunturale.
Peraltro, la forbice tra le dinamiche di genere nel corso del 2013 è andata divaricandosi, mostrando indici nettamente più favorevoli per le iniziative imprenditoriali femminili: con un tasso di natalità in crescita al 6,66% (rispetto al 5,54% a settembre 2012) e un tasso di mortalità che si è attestato al 5,83%, anch’esso in crescita tendenziale ma più contenuta. La risultante è la netta accelerazione del tasso di sviluppo dell’imprenditoria in rosa, che raggiunge il +0,83%, oltre il doppio di quanto registrato nello stesso periodo dell’anno precedente (+0,34% il dato a settembre 2012) ed il 20% superiore alla crescita delle imprese maschili (+0,68% il tasso di sviluppo a settembre 2013), che peraltro registrano un significativo rallentamento dei flussi, più contenuti di circa ¼ (+0,91% il tasso di sviluppo nei primi tre trimestri 2012).

Tab.1: Movimento delle Imprese femminili in provincia di Latina per ramo di attività. Gen- sett. 2013
Fonte: Elaborazione Osserfare su dati Movimprese

Estendendo il confronto con ambiti territoriali più ampi, si evidenzia una maggiore crescita a livello regionale (+1,01%), che si spiega con le positive tendenze capitoline (+1,39% il tasso di crescita) caratterizzate dal consueto maggior dinamismo connesso a logiche metropolitane, piuttosto distanti dalla dimensione delle province “minori” laziali; tuttavia, tra le realtà territoriali più “piccole”, la performance pontina risulta di gran lunga più positiva e, peraltro, nettamente superiore a quella nazionale dove si è registrato un tasso di crescita ai minimi (+0,17%).

Tab.2: Movimento delle Imprese femminili in provincia di Latina, Lazio e Italia. Gen- sett. 2013
Fonte: Elaborazione Osserfare su dati Movimprese

Focalizzando l’attenzione sulle scelte settoriali, il mondo femminile dell’impresa risulta maggiormente rappresentato dalle attività commerciali, aggregato che con oltre 4 mila 600 imprese mostra la più elevata numerosità, rappresentando il 30% delle imprese femminili della provincia, in linea con i valori nazionali e regionali.

A seguire, il secondo settore per rilevanza numerica è l’agricoltura, a ulteriore testimonianza del significativo ruolo di tale comparto, storica vocazione nella nostra provincia, che assume a Latina connotati dimensionali tali da rappresentare una quota sensibilmente superiore (21%) rispetto alle analoghe risultanze nazionali (16%) e regionali (10%), queste ultime in coda in quanto influenzate dalla maggiore presenza di servizi nella Capitale.

Tab. 3: I primi sei rami di attività delle imprese femminili
Fonte: Elaborazione Osserfare su dati Movimprese

Passando invece al ranking in base al tasso di femminilizzazione, indicatore che depura i dati di penetrazione nei diversi settori economici dalla relativa dimensione e, dunque, restituisce i settori a prevalente presenza femminile rispetto alla componente maschile emerge che le attività che godono del maggior appeal nei confronti del genere femminile sono l’assistenza socio-sanitaria e i servizi alla persona; nel dettaglio si tratta di una serie di attività tradizionalmente femminili (lavanderie, servizi di parrucchiere e di estetista ecc…)., dove la presenza delle donne è circa il doppio di quanto avvenga nel complesso dell’economia; sebbene si collochino a notevole distanza quanto a numerosità rappresentata, assumono connotati femminili superiori alla media anche le attività turistico-ricettive.
Cresce, inoltre, lo “spazio” occupato dalle donne nei settori industriali, tipicamente maschili, in particolar modo nel settore delle Costruzioni (+1,12% il tasso di crescita della componente femminile), a conferma di un trend positivo evidenziato anche nelle precedenti rilevazioni, peraltro in netta controtendenza non solo rispetto alla contrazione registrata per i colleghi uomini (-0,6% il tasso di crescita), ma anche rispetto a quanto rilevato a livello regionale (-0,70%) e nazionale (-0,19%).

Le Forme Giuridiche

Le imprese femminili si caratterizzano per essere, nella maggior parte dei casi, gestite sotto forma di impresa individuale (58,41%) e in misura maggiore degli uomini (51,48%), ma si assiste a un progressivo aumento delle imprese in una forma giuridica più “elaborata”: le formule societarie, a settembre 2013, hanno raggiunto il 41,27% del totale complessivo delle imprese “rosa”, con un tasso di crescita nei primi tre trimestri dell’anno del 4,54% per le società di capitale. D’altronde, proprio queste ultime fanno registrare il saldo positivo in valore assoluto più elevato (+145 unità). Diversamente, continuano a calare le imprese individuali che hanno fatto registrare un saldo negativo di –46 unità.

La tabella successiva raffigura la situazione sopra riassunta al 30 settembre.

Tab. 4: Le imprese femminili a Latina per forma giuridica
Fonte: Elaborazioni Osserfare su dati dell’Osservatorio Imprenditoria femminile

L’imprenditoria femminile straniera

Delle 15.741 imprese femminili presenti nella provincia, 986 sono costituite da cittadine straniere, che rappresentano il 6,3% del totale delle imprese femminili, principalmente ripartite tra Commercio (per un totale di 376), Alloggio e ristorazione (121) e Agricoltura (89).
La ripartizione nei primi sei settori replica grossomodo il ranking ottenuto per l’intero universo femminile, sebbene spariscano nella classifica i servizi alle persona, nonostante siano ben rappresentati dalle comunità straniere filippine e romene, sulla base di relazione assolutamente informali.
Diversamente, assumono maggior rilievo tra le straniere, le attività di servizi alle imprese, trattasi infatti di attività di pulizia e servizi di disbrigo pratiche e call center.

Tab. 5: Le imprese femminili straniere a Latina
Fonte: Elaborazioni Osserfare su dati dell’Osservatorio Imprenditoria femminile

Un ulteriore dato interessante può essere estrapolato esclusivamente con riferimento alle imprese femminili individuali, poiché abbiamo la possibilità di individuare le nazionalità di tali imprenditrici straniere, che peraltro rappresentano la formula organizzativa prevalente (70% la porzione sul totale delle straniere). In relazione alle nazionalità, i Paesi con il maggior numero di imprenditrici sono la Romania, che guida la graduatoria con 117 imprenditrici che rappresentano quasi il 17% del totale delle imprenditrici individuali straniere, seguita dalla Cina (54) e dalla Germania (47).

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