XIV Giornata dell’Economia.-Il 2015: un anno a diverse velocità

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14 giornata economiaLa lettura delle dinamiche socio-economiche della nostra provincia ci restituisce un quadro caratterizzato nel 2015 dal consolidarsi dei segnali positivi di alcuni dei principali indicatori, sebbene le accentuazioni del mercato del lavoro mostrino delle esasperazioni nelle dinamiche, che in parte si spiegano anche con uno sfasamento temporale che le statistiche dell’occupazione in genere mostrano rispetto al recupero del ciclo economico, peraltro ancora esitante in relazione alle altalenanti incertezze dei mercati.
Al riguardo, i dati relativi all’economia nazionale per il 2015, restituiscono una crescita del PIL pari al +0,8%, valore positivo che dimostra come la ripresa si sia manifestata anche in Italia, sebbene la variazione sia poco meno della metà di quanto rilevato nell’area Euro (+1,7%). Considerato che negli ultimi anni lo domanda estera ha sostenuto la seppur debole dinamica economica del nostro paese, in un quadro internazionale nel quale si comincia a rilevare un ridimensionamento della domanda da parte di alcune aree, come ad esempio il Brasile e la Russia, (in quest’ultimo caso a causa dell’embargo a cui è sottoposta a seguito delle crisi ucraina) o, nel caso della Cina, a causa di un sovradimensionamento raggiunto dal proprio sistema di produzione, è indispensabile che la ripresa dei consumi privati interni, come evidenziati negli ultimi mesi, possa alimentarsi di un maggior vigore.
Al riguardo, il post Brexit, oltre agli inevitabili shock dei mercati cui si sta assistendo negli ultimi giorni, pone una serie di quesiti sulla governance delle relazioni rispetto alle quali l’incertezza domina; i futuri accordi sull’uscita di Londra decideranno anche delle nuove regole nei rapporti commerciali e, dunque, l’impatto su imprese e cittadini è ancora imprevedibile.
A leggere i dati dell’economia locale, si colgono alcuni significativi mutamenti nei comportamenti socio-economici, in relazione ai quali il 2015 può definirsi uno spartiacque rispetto agli ultimi anni e che, in funzione della continuità degli stessi, consentirà interpretazioni più in profondità sugli esiti di lunga durata.
In primis, il 2015 mette a segno un importante risultato, in quanto evidenzia con una continuità delle serie storiche trimestrali la ripresa dei principali indicatori di demografia imprenditoriale sia su scala nazionale, che a livello locale.
Ad ulteriore conferma di un clima più favorevole, vale la pena ricordare anche che, nel corso dell’ultimo anno, le aperture di procedure concorsuali (fallimenti e concordati) in provincia di Latina si sono ridotte in misura considerevole (circa 1/3 in meno rispetto alle risultanze 2014).
Cresce anche il tasso di sopravvivenza delle imprese attive entro il secondo anno di vita rispetto a cinque anni fa, attestandosi al 74,6%, a fronte del 71,8% riferito alle imprese iscritte nel corso del 2010.
Per quanto attiene il mercato del lavoro, un rebus per la nostra economia la cui soluzione è almeno per ora procrastinata, nel corso del 2015 si profila uno scenario di profonda discontinuità della serie storica. Infatti, la peculiare crescita dell’occupazione femminile avviatasi con la crisi economica, per la prima volta lo scorso anno segna una battuta d’arresto. Tale evidenza è surrogata dal venire meno del parziale effetto di sostituzione del lavoro femminile, realizzatosi in una sorta di compensazione di genere in parte finalizzata a “garantire” la sostenibilità del bilancio familiare soggetto a maggiori rischi, in relazione alla significativa perdita di posti di lavoro da parte del capofamiglia (soprattutto nella famiglie monoreddito), nonché all’aumentato rischio di disoccupazione dei familiari occupati, che nell’ultimo triennio ha generato quasi 5mila occupate in più.
La connotazione di genere che si realizza nel corso del 2015, con il peggioramento dell’occupazione femminile, per un tonfo di 4mila e 500 unità (-5,6% in termini relativi), come peraltro avviene anche per gli altri indici è da attribuirsi alle dinamiche negative del mercato del lavoro terziario, dove è più elevata la presenza femminile; l’ulteriore discrimine che segna un punto di svolta rispetto all’ultimo quadriennio è che per la prima volta l’industria manifatturiera torna ad espandere la propria forza lavoro.
Sempre in discontinuità rispetto agli ultimi anni, l’occupazione maschile è pressoché stazionaria e, dunque, il tandem algebrico di genere determina un bilancio 2015 complessivamente negativo per l’occupazione pontina, che negli ultimi dodici mesi si riduce di quasi 5mila unità. Di fatto il calo degli occupati, come già sottolineato prevalentemente donne, non implica il travaso nell’altra componente delle persone in cerca di lavoro, a rappresentare il ritorno all’inattività per circa 3mila inoccupate che hanno “optato”, dunque, per la fuoriuscita dal mercato del lavoro.
Si conferma in crescita il tasso di disoccupazione, che raggiunge il 16,5% (a fronte del 15,9% del 2014), per un nuovo record di disoccupati nella nostra provincia, 39mila unità; in realtà la disaggregazione di genere mostra che il deterioramento dell’indice di disoccupazione è attribuibile esclusivamente alla componente maschile, che registra un balzo notevole, attestandosi al 15,1% (a fronte del 13,7% nel 2014).
Ulteriore segnale di discontinuità, questa volta positivo, è il progressivo recupero delle erogazioni di prestiti all’economia in provincia di Latina avviatosi nel corso del 2015, confermando una serie storica che torna ad essere positiva a partire dai mesi estivi, per un cambio di passo più accentuato nell’ultima porzione d’anno.
La disaggregazione dei finanziamenti per tipologia di clientela mostra andamenti divergenti e concordi nelle dinamiche a tutti i livelli territoriali laziali: tornano a crescere le erogazioni per le “Famiglie Consumatrici”, con variazioni che si collocano mediamente intorno al 5%; diversamente, i prestiti alle “Imprese e Famiglie Produttrici” (ossia grandi e piccole imprese) non registrano variazioni significative.
Per quanto attiene le imprese, l’ultimo anno mostra, quale ulteriore peculiarità, dinamiche che tendono a sovrapporsi in relazione alla dimensione aziendale; il che lascia intendere che tale aspetto non ha rappresentato un fattore significativamente dirimente rispetto ai volumi erogati. Anche se, a fronte di una sostanziale stagnazione del credito a favore della piccola impresa, per le realtà medio-grandi il 2015 certifica un recupero rispetto alle pesanti flessioni registrate nei dodici mesi precedenti.
In termini assoluti il bilancio 2015 restituisce una sottrazione di circa 10 milioni di euro, a fronte dei 155 milioni di euro in meno riferiti all’annualità precedente, frutto appunto del recupero sopra descritto per le aziende di maggiore dimensione (oltre i 20 dipendenti), che spiegano circa il 70% dei prestiti al mondo imprenditoriale locale.
A fronte, dunque, di un mercato creditizio complessivamente in stallo lato imprese, nonostante i recuperi sopra descritti, si consolida la ripresa dei mutui concessi alle famiglie pontine, che sin da inizio anno tornano su un sentiero positivo di crescita, peraltro in decisa accentuazione a partire dai mesi estivi. Occorre inoltre sottolineare che, in ulteriore discontinuità rispetto alle variazioni negative degli anni precedenti, si registra una crescita esponenziale dei beni durevoli acquistati dalle famiglie pontine, per una straordinaria coincidenza con le tendenze rilevate su scala nazionale; peraltro, l’ulteriore riscontro in relazione ad una maggiore pianificazione delle spese familiari è offerto anche dalla decisa accelerazione del credito al consumo (auto, elettrodomestici, elettronica di consumo e mobili), come emerso dalle analisi di Eurisc (sistema di informazioni creditizie di Crif), che nel primo bimestre 2016 colloca Latina al vertice della graduatoria nazionale per incremento delle richieste di prestiti finalizzati.
Passando a quella che ormai definiamo la fibra robusta e consistente dell’economia locale, le vendite sui mercati internazionali superano i 6miliardi e 600mila euro, per una quota pari circa ad 1/3 dell’intero valore delle merci regionali vendute oltre confine, subito dopo Roma la cui quota sfiora il 40%. Tale dato è ancor più significativo se raffrontato con le altre province del Lazio: la crescita delle vendite all’estero pontine nel corso del 2015, peraltro inesorabile negli ultimi anni, ha superato ampiamente la doppia cifra (+17,85%), a fronte di una variazione complessiva nel Lazio del +9,22%. Al riguardo, anche l’apertura 2016 conferma tendenze positive.

FOCUS SUI FENOMENI MIGRATORI

A conclusione delle analisi su esposte, considerata la complessa situazione relativa ai flussi migratori verso l’Europa, nonché l’ampio dibattito a livello nazionale sulle dinamiche demografiche in atto, l’Osservatorio camerale ha ritenuto opportuno realizzare un breve focus sulla nostra provincia, allo scopo di comprendere le dinamiche locali e gli effetti di medio periodo dei movimenti migratori che, come è noto, sono alimentati, tra l’altro, dal carattere fortemente rurale della nostra economia.
La premessa indispensabile è che in Italia, nel corso del 2015, per la prima volta dal secondo dopo guerra, la popolazione è diminuita, con previsioni per i prossimi anni di un prosieguo delle tendenze che hanno determinato tale esito, dovuto all’indebolimento delle componenti della crescita quali, tassi di natalità in costante calo, raffreddamento delle entrate dall’estero e aumento delle uscite.
In tale scenario di crescita zero della componente italiana della popolazione, peraltro in corso di invecchiamento, ed in cui i flussi stranieri hanno alimentato gli incrementi demografici complessivi, aggiornare il quadro demografico della provincia di Latina risulta un esercizio senz’altro utile a comprendere se nel contesto locale si replicano dinamiche simili e di pari intensità e se quei fattori di maggiore giovanilità che l’hanno caratterizzata in misura significativa fino agli ‘80, persistono o diversamente sono divenuti marginali.
Il focus (inserito all’interno della consueta analisi strutturale allegata al presente comunicato) restituisce spunti significativi, in quanto, in un contesto nazionale di costante decremento del tasso di crescita naturale della popolazione, Latina rimane l’unico territorio laziale a mantenersi ancora su di un sentiero positivo, sebbene si assista ad un rallentamento delle dinamiche nell’ultimo triennio.
Le evidenze riferite al tasso di crescita totale, superiore a quello naturale in quanto comprensivo della crescita dovuta alla componente migratoria, mostrano il significativo contributo dei flussi migratori (provenienti da altro comune di altra provincia, sia italiani che stranieri) negli ultimi anni in provincia di Latina, decisamente più rilevante di quanto sia avvenuto nelle altre aree regionali, fatta eccezione per Roma, la cui dimensione metropolitana mostra pressoché altrettanta vivacità, sebbene i fattori attrattivi rispetto alla nostra provincia si riferiscano a coordinate socio-economiche notevolmente distanti e, dunque, non comparabili.
Latina si distingue rispetto alle altre realtà laziali per la maggiore capacità di attrazione di flussi di nuove residenze provenienti da fuori provincia, mostrando dinamiche molto simili a quelle capitoline, che peraltro influenzano anche la geografia degli insediamenti nel nord pontino.
Tornando, dunque, alle premesse, con riferimento alla componente straniera della popolazione, l’analisi riferita agli ultimi quindici anni evidenzia come, complici i flussi migratori, la composizione strutturale della popolazione della provincia conti su una minore dipendenza delle classi più giovani e più anziane rispetto alla popolazione in età lavorativa.
Gli effetti positivi sulla composizione strutturale della popolazione sono dovuti ai fattori socio-economici che tipicamente caratterizzano i flussi migratori che sono generati prevalentemente dalla ricerca di un posto di lavoro e dunque alimentati dalle fasce di età più giovani.
Le riflessioni sinora rappresentate, chiaramente non esaustive delle tematiche connesse all’impatto socio-economico dei fenomeni migratori e del contestuale invecchiamento della popolazione italiana che richiederebbero approfondimenti di diversa natura, offrono un breve spaccato di un collettivo eterogeneo e, in quanto tale, di crescente complessità. Al riguardo, l’imprenditoria straniera rappresenta senz’altro con immediatezza l’apporto crescente della componente straniera alla vita economica della nostra provincia, sebbene occorra sottolineare che la sempre maggiore enfasi che caratterizza il dibattito a livello nazionale sul ruolo degli “attori” economici di origine immigrata nel panorama imprenditoriale italiano ha la parvenza più di un auspicio, che di una concreta rappresentazione di una realtà consolidata.
Anche il mercato del lavoro può definirsi “etnico”, considerato che spesso le esperienze dei lavoratori stranieri raccontano di una concentrazione in alcuni settori, come l’agricoltura, le costruzioni, il terziario non avanzato ed il  lavoro domestico, con mansioni di basso profilo, spesso in condizioni di precariato che dilaga nella piaga dell’”informalità”. Le scelte di dumping non solo economico da parte di quanti ricorrono a tale forme di impiego, ha risvolti anche in termini di “dumping sociale”, in quanto ha preoccupanti riflessi sull’integrazione e sulla coesistenza nei luoghi, come le cronache locali riportano con frequenza.

 

Rapporto Latina 2015 (⇓)
Il contesto demografico della provincia di Latina e l’immigrazione (⇓)