I° Forum Nazionale sull’Economia del Mare

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Analisi e prospettive del mercato dell’Economia del mare- sintesi dei principali risultati

Nel mese di aprile 2012, ISPO ha intervistato un campione di 100 imprese italiane attive nell’“Economia del Mare”.
L’indagine, uno studio congiunturale sull’Economia del Mare, risponde ad un duplice obiettivo: stimare da un lato l’ampiezza di questo mercato, per avere un’idea approssimativa del suo peso sul PIL italiano; indagare dall’altro le opinioni e gli atteggiamenti di tutte le imprese che vi confluiscono, in relazione sia alla propria attività sia alla situazione economica del settore nel suo complesso, con particolare riferimento alla situazione e alle prospettive del turismo.
Il settore del turismo legato all’economia del mare, tramite le aziende che lo compongono, si divide sul giudizio sulle capacità di ripresa dell’Italia: prevalgono, di poco, i pessimisti, ma è il 45% delle imprese ad esprimere fiducia, almeno parziale.
Più negative le aspettative sul futuro del settore: il 42% ritiene che la situazione peggiorerà e pochi meno, il 40%, pensa che il contesto rimarrà nella situazione non certo rosea in cui si trova ora. Gli ottimisti – convinti che si vada verso un miglioramento nei prossimi 12 mesi – sono solo il 6%.
Se le aspettative riguardo al settore del turismo sono fosche, più rosee sembrano essere quelle sul futuro della propria azienda: è infatti un terzo delle imprese intervistate a pensare che le prospettive siano buone o ottime. Sono invece limitate per il restante 67%.
A fronte di questo pessimismo verso il futuro, come fare per rilanciare il mercato del mare? Il settore turistico conferma la sua importanza: secondo il 29% delle imprese – legate a tutti i le categorie componenti il mercato del mare – la priorità è, infatti, incentivare il turismo legato all’economia del mare, che potrà essere in grado di innescare una spirale virtuosa che possa far finalmente intravedere la fine della crisi.
Oltre a questo, un quarto delle aziende indica come fondamentale il rilancio della cantieristica commerciale, che deve continuare ad essere un’eccellenza italiana. Seguono il realizzare una riforma normativa e organizzativa, sostenere la nautica da diporto e crocieristica e investire in nuove infrastrutture.
Considerando l’economia del mare nel suo complesso, emerge un quadro di forte apprensione e preoccupazione per il Paese: per il 91% delle aziende il peggio della crisi non è ancora passato, e per il 77% non si intravedono neanche segnali di ripresa.
Nonostante questo, quasi metà delle aziende è almeno parzialmente fiduciosa nelle capacità di ripresa, seppur a lungo termine, dell’Italia.
Le difficoltà percepite nel sistema Paese si riflettono anche sulla situazione economica del settore: emerge infatti una forte insoddisfazione verso la situazione economica della propria azienda, del settore e dell’economia del mare in generale; questo posta il 64% delle aziende ad essere totalmente insoddisfatte della situazione economica registrata nell’ultimo anno.
Queste difficoltà permarranno, secondo la maggioranza degli intervistati, anche nei prossimi 12 mesi. È consistente anche la quota di chi ritiene che addirittura la situazione economica peggiorerà, ulteriore conferma del pessimismo emergente.
Dall’analisi di singole variabili della struttura aziendale emerge come l’unico aspetto dell’economia del mare ad avere avuto un andamento positivo nell’ultimo anno sia la riduzione dell’indebitamento. Molto negativo è invece stato l’andamento soprattutto di ordini e fatturato.
Questi due aspetti sono previsti in peggioramento anche per quanto riguarda il resto del 2012, assieme ad un aumento dei costi di produzione e ad una riduzione di investimenti e livello occupazionale. Ancora una volta l’unica nota positiva è la prevista riduzione dell’indebitamento.
Il maggiore elemento di difficoltà, che porta ad un’elevata preoccupazione per il futuro, è – per metà delle aziende – la pressione fiscale troppo elevata.
Preoccupano anche, in misura leggermente minore, la contrazione del mercato e gli eccessivi vincoli burocratici. Non sembra esserci timore invece verso la concorrenza extraeuropea e le politiche protezionistiche di altri paesi UE.
La principale strategia anticrisi – adottata da oltre un terzo delle imprese dell’economia del mare – consiste nello sviluppo di politiche di riduzione dei costi, che permettano di tenere duro nonostante la contrazione del fatturato.
Poco meno di due imprese su dieci hanno invece puntato sull’innovazione e sulla ricerca, aumentando gli investimenti ad esse dedicati.
Altre strategie adottate sono la gestione della liquidità, politiche di prezzo aggressive, la ricerca di nuovi mercati e l‘aggregazione in reti di imprese. Solo il 19% non ha attuato alcuna iniziativa particolare proseguendo con la normale configurazione dell’attività.