Violazioni retributive, maxi ricorso alla Nexans

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UNA nuova lotta sindacale è stata intrapresa dagli operai della Nexans di Borgo Piave. Il «Comitato operaio Nexans contro l'a­mianto» si è costituito diversi anni fa con l'intento, poi raggiunto, di far risar­cire i lavoratori della ex Furgorcavi e Alcatel, che hanno lavorato in condi­zioni di salubrità precarie essendo stati perennemen­te esposti all'amianto. Per questa ragione gli stessi lavoratori ottennero, nell'ottobre dell'anno scorso, il risarcimento da parte dell'Inps di dieci anni di contributi. Si parla di cen­tocinquanta dipendenti. Adesso lo stesso comitato dopo la sentenza ottenuta per l'integrazione contri­butiva ha avviato tramite lo stesso legale che ha as­sistito gli operai nella precedente battaglia, l'avvo­cato Ruggero Mantovani, un nuovo ricorso colletti­vo. Obiettivo: il riconoscimento di alcune voci retributive non riconosciute a circa centoquaranta dipen­denti. «Si tratta – spiega l'avvocato Mantovani – del cosiddetto assegno ad per­sonam e del superminimo individuale con cui sono state accorpate una serie di voci salariali. Tutta la que­stione è emersa con il contratto decentrato siglato il 26 febbraio del 1993 tra l'Alcatel Cavi e le rappre­sentanze sindacali unitarie con cui era stabilito che l'assegno ad personam ed il superminimo individuale erano corrisposti esclu­sivamente al personale in forza dal primo giugno dello stesso anno. In defi­nitiva detto accordo aziendale ha del tutto trascurato il principio di parità di trattamento retributivo spettante ai lavoratori a parità di mansioni e di orario di lavoro, giacché – prosegue l'avvocato – un miglioramento economico riconosciuto ad una collet­tività di lavoratori con le stesse caratteristiche e mansioni, non può essere negato ad altri. Sul punto è intervenuta anche la Corte di Cassazione ritenendo che in assenza "di apprez­zabili e giustificate motivazioni relative a dette dif­ferenze retributive, potreb­be configurarsi un comportamento illegitti­mo e discriminatorio del datore di lavoro; violativo dei criteri di correttezza e buona fede nei confronti dei lavoratori esclusi dai trattamenti economici pri­vilegiati". Una vertenza – sottolinea l'avvocato Mantovani – che ancora una volta è condotta in prima persona dagli stessi lavoratori che, come nel caso dell'amianto, sono tornati ad utilizzare lo stru­mento dell'auto organiz­zazione operaia. Una mo­dalità organizzativa imposta dal comitato operaio che indica, innanzitutto alle dirigenze sindacali, che in assenza di un nuovo protagonismo dei lavoratori non c'è futuro per una vera rappresentanza del mondo del lavoro».


Fonte: Latina Oggi [Daniele Vicario]