Movimprese anno 2016.-Segnali positivi da alcuni settori e dalle imprese giovanili.

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OsserfareDopo il deciso rimbalzo archiviato nel corso del 2015, il bilancio dell’ultimo anno su base nazionale mostra un rallentamento della crescita demografica, attestatasi al +0,68%; di fatto, gli ultimi 12 mesi, in un orizzonte temporale riferito all’ultimo triennio, appaiono come una sorta di interlocuzione, di ridefinizione degli equilibri, nel tentativo di contenere le apprensioni che dominano il clima economico, non solo nazionale. D’altronde il 2016 è stato caratterizzato dalle forti rischi politici legate alla “Brexit”, i cui effetti in termini di accordi commerciali sono ancora da definirsi, nonché alle elezioni negli Stati Uniti e alle crescenti tensioni tra le due aree, USA e Eurozone in relazione agli esiti delle stesse; altrettanto, la crescita dei movimenti “antieuropeisti” ha determinato ricorrenti tensioni sui mercati finanziari, come nelle ultime settimane in relazione all’ipotesi di “Frexit”, che si inserisce in un clima di incertezza della moneta unica che genera periodicamente il reiterarsi dispeculazioni finanziarie sui titoli di stato (lo spread BTp-Bund ha toccato recentemente quota 200, tornando su valori che non si vedevano dall’ottobre 2014). Dunque, un anno che ha mostrato il riacuirsi di alcune debolezze, che interferiscono sulla capacità di assorbimento, di decompressione dei segnali contrastanti i cui singulti rendono più complesse le proiezioni economiche compiute dal mondo imprenditoriale.
Il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni (al netto delle cessazioni d’ufficio) per l’anno 2016 è stato pari a +41.354 imprese, risultante algebrica delle 363.488 nuove imprese al netto delle 322.134 chiusure. Secondo il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello, “Le notizie positive che emergono da questa fotografia di come è cambiato il sistema delle imprese italiane nel 2016, sono il contributo importante dei giovani under 35 e la frenata delle chiusure…”.
Al 31 dicembre 2016 l’universo economico italiano conta 6.073.763 imprese, delle quali l’84,72% attive. Il tasso di natalità rilevato per l’anno 2016 è stato pari al 6,00% (a fronte del 6,15% riferito ai dodici mesi precedenti), mentre la mortalità è scesa al 5,32% (rispetto al 5,40% del 2015), confermando il progressivo rallentamento in atto.

Di seguito la tabella riepilogativa in serie storica delle iscrizioni e cessazioni e i relativi tassi di natalità, mortalità e crescita demografica a livello nazionale riferita agli ultimi 10 anni:

Tab. 1 – Serie storica delle iscrizioni, delle cessazioni e dei relativi tassi per anno (⇓)

Su scala regionale, il Lazio si conferma anche quest’anno in poll position, attestandosi in vetta alla classifica con la maggiore crescita (+1,77%, a fronte del +1,71% del 2015), seguito dalla Basilicata (+1,70%) e la Campania (+1,56%).
Le performance regionali sono rappresentate nel tabella che segue:

Tab. 2 – Serie storica delle iscrizioni, delle cessazioni e dei relativi tassi per anno (⇓)

Pur mentendosi su di un preoccupante sentiero negativo, la decrescita del tessuto artigiano italiano conferma il progressivo recupero, in atto nell’ultimo triennio, sebbene lo scostamento annuale sia piuttosto lento. L’ultimo anno si distingue dai precedenti in quanto la minore decrescita, certificata dal -1,16% (a fronte del -1,37% del 2015), è dovuta al maggiore tenuta dell’esistente, come attesta il tasso di mortalità delle imprese artigiane ai minimi (7,26%, a fronte del 7,73% precedente). Altrettanto vale in termini di nuove iscrizioni, che in termini relativi conducono ad un tasso di natalità del +6,10%, circa il 4% in meno rispetto ai dodici mesi precedenti.
Ciò determina l’ulteriore perdita di quasi 16mila realtà imprenditoriali su scala nazionale, sottrazione che in 10 anni ha superato le 152mila unità, per una dimensione complessiva di tale universo che attualmente si attesta su oltre 1milione e 342 imprese.
Il quadro riassuntivo su base annua viene riportato nella sottostante tabella:

Tab. 3 – Serie storica delle iscrizioni, delle cessazioni e dei relativi tassi di ogni anno (⇓)

Passando alle tendenze rilevate nel Lazio, che come sottolineato in precedenza mostra la performance migliore su scala regionale, le dinamiche complessive sono come di consueto determinate prevalentemente dalla crescita capitolina pari al +2,08% (a fronte del +2,05% nel 2015), al secondo posto nella graduatoria provinciale subito dopo Nuoro. Ma quest’anno anche la provincia di Latina è sugli scudi con un ottimo +1,32% (12° posto nazionale), in decisa accelerazione sui dodici mesi precedenti (+1,01%). Fanalino di coda è Viterbo, unica realtà imprenditoriale laziale che mostra un bilancio di demografia imprenditoriale in rosso (-0,36%), per un’inversione di tendenza piuttosto marcata rispetto al 2015 (+0,39%).
Il quadro riassuntivo nella successiva tabella:

Tab. 4 – Movimento delle imprese anno 2016 (⇓)

Circoscrivendo l’analisi all’ultimo trimestre, emergono tendenze in linea con le precedenti rilevazioni, mostrando la provincia di Latina anche nell’ultimo scorcio d’anno una maggiore vivacità (+0,19% il tasso di crescita) rispetto alla stazionarietà rilevata su scala nazionale, pur confermandosi comunque al di sotto delle dinamiche regionali (+0,41%). Il segnale evidente nel 2016 rispetto ai precedenti è il maggiore differenziale di crescita a vantaggio della nostra provincia rispetto alle dinamiche nazionali, come illustrato nel grafico sottostante:

Graf. 1 – Andamento del tasso di crescita Latina, Lazio e Italia (serie storica) (⇓)

Passando ad esaminare nel dettaglio le dinamiche locali, in provincia di Latina a fine 2016 lo stock di imprese è pari a 57.846 unità registrate (l’81,8% attive), ed il saldo annuale è positivo per +761 unità, risultante della differenza tra le 3.958 nuove imprese nate nell’anno e le 3.197 aziende cancellate nello stesso periodo. In termini relativi sono in miglioramento sia il tasso di natalità, attestatosi al +6,86% (a fronte del +6,61% precedente), sia il tasso di mortalità, pari al -5,54% lievemente inferiore a quanto rilevato nel 2015 (-5,60%). Dopo il brusco calo registrato nel corso del 2015, anche negli ultimi dodici mesi si conferma la positiva riduzione delle aperture di nuove procedure fallimentari, che si fermano a 105 totali, per una flessione su base annua dell’11,8%, che nell’ultima porzione d’anno si manifesta con la maggiore accentuazione.

 

L’ANDAMENTO DEMOGRAFICO PER SETTORE ECONOMICO

Il quadro riassuntivo relativo alla provincia di Latina alla fine del 2016, disaggregato per settori economici, viene evidenziato nella tabella successiva, elaborata sulla base del criterio di classificazione delle attività imprenditoriali ATECO 2007:

Tab.5 – Movimento delle imprese presso il Registro camerale per ramo di attività anno 2016 (⇓)

In primis, occorre sottolineare che il quadro che si delinea nel corso del 2016 è di una sorta di “calibratura” delle dinamiche che tornano ad interessare in misura più positiva anche i settori più tradizionali, divenendo contestualmente più “morbide” nei servizi.
Il segnale più significativo dell’anno appena trascorso è il deciso rimbalzo del comparto agricolo, che per la prima volta dal lontano 2009 mostra un’espansione del tessuto produttivo, per la gran parte sostenuta dagli incentivi legati al Piano di Sviluppo Rurale regionale 2014/2020. Su tale esito ha probabilmente influito anche la legge”Campolibero” (di conversione del D.L. 91/2014), il cui obiettivo è facilitare il ricambio generazionale del settore, intervenendo, tra l’altro, con agevolazioni sui mutui, detrazioni per l’affitto dei terreni da parte degli under35, crediti di imposta anche per lo sviluppo dell’e-commerce.
Nel dettaglio, i segmenti più vivaci sono le coltivazioni orticole e la coltivazione alberi da frutto, soprattutto actinidia; anche i legumi mostrano un buon andamento; diversamente, si registrano flessioni nel campo cerealicolo. Inoltre, vanno sottolineate le difficoltà dell’allevamento complessivamente in calo, in particolare con riferimento ai bovini da latte.opo un bilancio in rosso quadriennale, la manifattura torna su un sentiero positivo, nonostante l’ulteriore perdita della componente artigiana, che in tale comparto occupa uno “spazio” imprenditoriale superiore al 40%. Il contributo più significativo è quello delle attività di riparazione, manutenzione ed installazione, che comprende interventi tecnici sui macchinari come impianti di refrigerazione, forni, bruciatori e macchinari agricoli (+25 imprese, per un saldo del +9,12%). Trend in espansione anche per l’alimentare; diversamente, risulta pressoché stazionaria la fabbricazione di macchinari e autoveicoli.
Medesime considerazioni valgono per le costruzioni, che approcciano una timida crescita (+0,6%), dopo un anno piuttosto “neutro”, il 2015, anch’esse senza il contributo del segmento artigiano (40% la quota di segmento), nuovamente in contrazione.
Interlocutori invece gli ultimi dodici mesi per le attività di Trasporto e Magazzinaggio, che superano il 2016 all’insegna della stazionarietà, atteso che nell’ultimo triennio ha fatto i conti con bilanci costantemente in rosso.
Le attività commerciali replicano la performance dell’anno precedente (+0,40%), all’esito delle tendenze positive del settore auto e del segmento dei grossisti; più “caute” le dinamiche del segmento al dettaglio (-0,2% la variazione dello stock).
Le altre attività dei servizi si confermano in espansione sebbene, come già sottolineato, più contenuta, ad eccezione dell’accelerazione delle attività legate all’intrattenimento (lotterie, sale da gioco) e alla sanità ed assistenza sociale.

 

LE FORME GIURIDICHE

Anche per il 2016 si conferma il trend positivo ed in ulteriore accelerazione delle Società di Capitali, che allungano il passo rispetto ai dodici mesi precedenti (+4,85% il tasso di crescita, a fronte del +4,36% del 2015), per un saldo positivo in valore assoluto di +837 unità.
Tale formula societaria occupa uno “spazio” imprenditoriale pari a circa 1/3 dell’universo imprenditoriale locale; peraltro, cresce l’appeal anche da parte delle imprese straniere (+12% le iscrizioni). In calo invece, come nelle annualità precedenti, le Società di persone che alla fine del 2016 registrano una sottrazione di ulteriori 116 unità (-1,58% in termini relativi, in lieve peggioramento rispetto al -1,49% del 2015). Dopo un lunga serie negativa che ha registrato comunque un recupero nell’ultimo triennio, tornano sostanzialmente stabili le Imprese individuali che si contano in oltre 30mila e 200 unità, per una “quota maggioritaria” dell’intero tessuto economico.
Il quadro riassuntivo nella successiva tabella:

Tab. 6 – Movimento delle imprese presso il Registro camerale per forma giuridica anno 2016 (⇓)

 

L’ARTIGIANATO

Anche nel corso del 2016 si conferma il periodo di grande difficoltà del comparto, che a fine anno registra in provincia di Latina uno stock di 9.060 imprese iscritte all’apposito albo; in termini relativi l’artigianato rappresenta il 18,87% dell’intero tessuto imprenditoriale (al netto delle imprese agricole).
Le dinamiche congiunturali mostrano il riacuirsi delle tensioni, per un saldo annuale in valore assoluto di -150 imprese, che si traduce in una decrescita del -1,63% (rispetto al -0,90% del 2015). A fronte di 603 iscrizioni, pari ad un tasso di natalità del 6,55% in leggero calo sui dodici mesi precedenti, si sono registrate 753 cessazioni, per un tasso di mortalità dell’8,17%, in accelerazione rispetto al periodo precedente (7,63%).
Di seguito il grafico in cui si riporta l’andamento del tasso di crescita trimestrale dell’artigianato confrontato con le tendenze della componente imprenditoriale non artigiana (escluse le imprese agricole che hanno un’incidenza pressoché nulla su tale comparto):

Graf. 2 – Andamento del Tasso di crescita delle imprese artigiane e non in Provincia di Latina (serie storica) (⇓)

Il grafico mostra in maniera evidente come, nel corso del 2016, per il comparto artigiano la prima porzione d’anno sia il periodo che determina con maggior incidenza lo scostamento tendenziale rispetto agli esiti riferiti al 2015. Inoltre, in chiusura d’anno, la forbice tra il tasso di crescita riferito alle due componenti, artigiana e non, torna ad ampliarsi, a discapito della seconda; le due spezzate assumano, infatti, valori in controtendenza, laddove l’universo non artigiano torna a crescere, peraltro in maniera inedita a fine anno, mentre il segmento dell’artigianato torna in territorio ampiamente negativo.
Esaminando la disaggregazione settoriale del comparto si evidenziano flessioni nei consueti segmenti delle Costruzioni e dei Trasporti, peraltro in accentuazione rispetto all’anno precedente.
Si conferma in contrazione anche il Manifatturiero, in relazione alle più evidenti difficoltà dell’Industria del legno e della Fabbricazione di prodotti in metallo; unico segmento industriale  che mostra segnali di una ritrovata vitalità la Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine.
Per quanto attiene le Altre attività di servizi, si segnala il consueto contributo positivo delle attività di parrucchiere ed estetista, nonché la crescita delle centri di tatuaggi e pearcing, in linea con le tendenze legate al filone del bellezza.
Da sottolineare, infine, il ridimensionamento del settore food (ristorazione senza somministrazione, gelaterie e pasticcerie) e delle attività professionali legate al design e alla fotografia.
Di seguito la tabella dell’Artigianato suddivisa per settori:

Tab. 7 – Movimento delle imprese artigiane presso il Registro camerale per ramo di attività-anno 2016 (⇓)

 

LE IMPRESE STRANIERE

L’imprenditoria straniera in provincia di Latina conta 4.166 imprese registrate, di cui 3.640 attive (87,37%), per una quota sull’universo imprenditoriale locale in costante crescita e pari al 7,18% alla fine del 2016. La penetrazione della componente non indigena a livello locale, si mantienine comunque inferiore alla dimensione rilevata a livello nazionale (9,38%) e regionale (11,47%).
L’anno appena trascorso mette a segno un deciso rallentamento dei flussi di demografia imprenditoriale, attestandosi il tasso di crescita al +5,29%, in brusco ridimensionamento rispetto alle precedenti annualità (a fronte di una variazione che nell’ultimo quadriennio è stata in media superiore al 7%). Rimane da sottolineare come, ad ogni modo, tale performance sia nettamente superiore ai valori riferiti alla componente italiana (+1,05%).
Nel grafico seguente vengono riportati i tassi di crescita registrati su base trimestrale dalle imprese straniere e non:

Graf. 3 – Andamento del tasso di crescita dell’imprenditoria straniera e a totale economia provinciale (⇓)

Le spezzate sopra riportate mostrano la netta inversione di tendenza dello spread in termini di crescita tra le realtà straniere e le italiane nella nostra provincia: dopo un biennio in cui il differenziale si è ampliato a favore dell’universo non indigeno, nell’ultimo anno la tendenza dominante è stata di contrazione della forbice, con un evidenza maggiore nel corso del secondo semestre. Tali dinamiche spiegherebbero anche la minore crescita complessiva del tessuto imprenditoriale, e comunque attestano il modificarsi di alcuni comportamenti economici delle comunità immigrate, il cui eventuale prosieguo andrà valutato nelle prossime rilevazioni.
In sintesi, il bilancio degli ultimi dodici mesi tra le 523 nuove iscrizioni e le 314 cessazioni è risultato positivo per +209 imprese, grazie soprattutto al consueto più incisivo contributo delle realtà extracomunitarie, che registrano un saldo positivo di +178 unità.
Per ciò che riguarda l’articolazione settoriale delle attività, il Commercio annovera il primato in termini di numerosità delle imprese (1.608 aziende, per un peso percentuale sul totale delle imprese straniere pari al 38,6%); seguono le Costruzioni (639 imprese, pari al 15,34% dell’universo imprenditoriale estero) ed in terza posizione si collocano i servizi di Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese con 365 aziende pari all’8,76% del totale (in prevalenza volantinaggio e affissione dei manifesti, nonché cura e manutenzione del paesaggio e attività di pulizia), che hanno ormai stabilmente superato il tradizionale comparto agricolo (composto da 334 imprese). Al riguardo si sottolinea che il sorpasso è avvenuto nel 2015 ed è stato per la gran parte frutto della progressiva crescita esponenziale delle attività di volantinaggio.
In termini di incidenza percentuale sull’insieme delle imprese della nostra provincia che compongono i diversi segmenti di attività, si conferma anche alla fine del 2016 che la più significativa presenza della componente estera sul totale delle imprese operanti in provincia si riscontra nel sopra descritto settore dei Servizi alle imprese, dove per ogni 100 imprese iscritte quasi 18 sono non indigene, a fronte di un valore medio di poco superiore a 7 unità; seguono le attività commerciali (10,51%) e le costruzioni (8,61%).

Tab. 8 – Movimento delle imprese straniere presso il Registro camerale per ramo di attività anno 2016 (⇓)

Le realtà straniere mostrano per lo più valori in crescita in quasi tutti i settori, sebbene il leitmotiv consti in una decelerazione diffusa alla prevalenza di essi; ad ulteriore conferma di quanto già sottolineato in precedenza, si evidenzia la performance particolarmente positiva dei già più volte richiamati Servizi di supporto alle imprese (+17,36% la variazione dello stock rispetto al 2015, per un saldo in termini assoluti di +54 aziende). Il commercio mostra una buona crescita (+3,81%), sebbene in deciso rallentamento rispetto ai dodici mesi precedenti (+8,87%); diversamente l’agricoltura è il solo comparto che mostra una decisa accelerazione (+8,79% la variazione annuale, rispetto al +3,02% dei dodici mesi precedenti).
Di seguito la tabella comparativa relativa all’andamento demografico delle imprese in provincia di Latina suddivise per nazionalità:

Tab. 9 – Movimento delle imprese straniere e non presso il Registro camerale anno 2016 (⇓)

 

IMPRENDITORIA GIOVANILE

Chiudiamo l’esame relativo all’andamento demografico delle imprese nella provincia per l’anno che si è appena concluso, andando a dare uno sguardo all’imprenditoria giovanile. Il 2016 si chiude con 6.694 imprese under35, delle quali l’86% attive; si tratta di una quota superiore all’11,8% dell’intero tessuto imprenditoriale locale, che risulta più elevata alla percentuale delle stesse riferita alla regione Lazio (9,80%) e all’Italia (10,01%). Se da un lato può essere considerato come un dato positivo, dall’altro potrebbe essere indicativo di una situazione occupazionale giovanile che non trova sbocchi, se non nell’autoimpiego.
I flussi demografici 2016 determinano un saldo annuale di +801 imprese, risultante della differenza tra le 1.399 iscrizioni e le 598 cessazioni; in termini relativi il tasso di crescita annuale per le imprese “young” si è attestato al +11,81%, un valore veramente notevole ed in ulteriore accentuazione rispetto allo scorso anno ( +10,81%).
Per quanto attiene la ripartizione settoriale, il maggior numero di imprese giovanili è concentrato nelle attività commerciali (1.823 imprese), le quali rappresentano quasi un terzo degli imprenditori juniores, sebbene il tasso di crescita risulti in deciso contenimento tendenziale (+2,90% a fronte del +4,88% riferito al 2015); si posiziona per la prima volta quest’anno al secondo posto l’agricoltura (811 unità, pari ad oltre il 12% delle juniores) il cui contributo è di assoluto rilievo, registrando una crescita eccezionale (+26,85%, a fronte del +2,37% dei dodici mesi precedenti) di 185 imprese. Tale esito è senz’altro da attribuire agli incentivi legati al nuovo Piano di Sviluppo Rurale Lazio 2014/2020 e alla Legge “Campolibero”, cui si è già accennato in precedenza. Immediatamente a seguire, le costruzioni (798 aziende, per una quota del 11,92%),) il cui trend risulta, diversamente, sottotono rispetto al biennio precedente (+3,76%, a fronte del +6,13% e del +5,11% rispettivamente del 2015 e del 2014).
Per ciò che riguarda l’incidenza della componente giovanile sui singoli segmenti economici, questa  risulta più elevata nelle attività terziarie; sono le Altre attività di servizi (parrucchieri e centri di estetica) a mostrare la quota più significativa di juniores: a Latina, ogni 100 imprese operanti in tale segmento, 19 sono condotte da giovani, a fronte di un valore medio inferiore a 12. Seguono, tra le attività con maggiore appeal per le giovani generazioni i servizi alle imprese le attività di pulizia, nonché le Attività legate alla ristorazione (compresi i bar, pub, birrerie, enoteche..).
Di seguito viene riportata la tabella riepilogativa suddivisa per settori:

Tab. 10 – Movimento delle imprese giovanili presso il Registro camerale per ramo di attività anno 2016 (⇓)

Ad ogni buon conto occorre sottolineare che le dinamiche demografiche delle imprese giovanili non vanno analizzate con gli stessi parametri che si utilizzano per l’imprenditoria in generale (analisi dei flussi settoriali in base alla variazione dello stock); bensì è possibile utilizzare i tassi indicati nella tabella sopra riportata. Infatti, essendo l’universo di tali imprese determinato in relazione all’età anagrafica della quota maggioritaria di soci o del singolo imprenditore, le fluttuazioni dello stock possono essere influenzate anche dalla perdita del requisito di giovanilità dei soggetti operanti nell’impresa; il che implica che l’azienda divenuta “adulta” viene sottratta da tale aggregato e, dunque, la variazione dello stock risulterebbe alterata da tale fenomeno, il cui profilo è esclusivamente amministrativo.