A sentire i dati che sono stati snocciolati ieri mattina alla conferenza stampa sulle prospettive del mercato negli stati Uniti per il kiwi, si finisce per realizzare pienamente quanto le nostre risorse vengano poco sfruttate e come le istituzioni facciano poco per promuovere l'economia locale.
All'incontro promosso dai consorzi Kiwi Latina Igp e Bellitalia era presente anche il presidente di Paganini Food Usa, Celso Paganini che ha illustrato gli ambiziosi progetti per il mercato del kiwi negli Stati Uniti. Il primo obiettivo per centrare questo bersaglio, ma questo vale anche per l'Italia, e diffondere le qualità dell'ottimo kiwi che, questo lo dicono proprio gli americani perché nessun vuol essere nemo profeta in patria, è il migliore al mondo sia per il grado zuccherino che per le sue proprietà organolettiche. Uno studio sul mercato statunitense ha dimostrato tutte le potenzialità che potrebbe avere una commercializzazione dell'actinidia, sia per una questione di gusto – 54 milioni di residenti degli Usa sono italiani di prima, seconda e terza generazione – sia per quelle che dovrebbero essere ben diffuse e recepite, le qualità del prodotto. Si consuma pochissimo Kiwi negli Stati Uniti, però, in una quantità di gran lunga inferiore al consumo pro capite italiano. "Il kiwi che viene commercializzato nel nostro paese è in parte prodotto in California, il resto viene acquistato dal Cile ma è chiaro che la qualità non è concorrenziale con quello che viene prodotto tra le province di Latina e quella di Roma", ha detto in un perfetto italiano Celso Paganini figlio di immigrati italiani negli States.
L'Italia è il primo produttore al mondo, la Cina – paese dal quale ha origine il frutto – è il secondo, poi viene la Nuova Zelanda. "Gli spagnoli sono riusciti con una politica imprenditoriale ad imporre sul nostro mercato le clementine, perché voi non dovreste fare ugualmente o meglio con il kiwi?". Pur essendo l'Italia il paese più vocato al mondo al settore dell'ortofrutta, mancano le strutture per rendere competitivo il prezzo e abbattere quei costi che portano gli aspiranti acquirenti esteri a dirigersi verso la qualità più che alla convenienza a scapito della qualità. C'è bisogno insomma di una soluzione. "Serve una struttura società- Ha per coinvolgere tutti i produttori – ha detto il presidente di Bellavita, Vincenzo De Nicola – oggi abbiamo fatto un grande passo in avanti:l'innovazione di unire produttori e acquirenti". "E' come se avessimo installato un faro in un porto – sono state le parole del presidente del Consorzio Kiwi Igp Latina, Gianni Cosmi riferendosi alla nascita del marchio – un faro per proteggere e controllare il prodotto, affinché un rigido disciplinare ne preservi la qualità della coltivazione; ma abbiamo messo un faro anche per consentire l'attracco, perché nuovi acquirenti si avvicinino ad un marchio che caratterizza il nostro territorio".
"Certamente le difficoltà che attraversano la formazione del prezzo del nostro kiwi sono legate soprattutto ad una questione di tempistica. Al Nord – ha spiegato Gianni Cosmi – dove la raccolta è già avvenuta da tempo hanno riempito magazzini, anticipando invece i produttori delle nostre terre che hanno iniziato in questi giorni la raccolta. La raccolta del kiwi da noi inizia più tardi ma per un semplice fatto: cerchiamo di garantire al frutto una maggiore concentrazione zuccherina e quelle caratteristiche organolettiche che lo fanno unico. Ed è paradossale, alla fine, ché il prezzo per i nostri kiwi sia inferiore". Ma molto incide anche l'impossibilità di conservazione e lavorazione del kiwi nelle nostre zone: "Per risolvere questo handicap dovremmo impegnarci a realizzare quelle strutture che ci consentiranno di superare anche queste barriere, e la nostra sfida sarà quella di creare impianti di refrigerazione ed una piattaforma di lavorazione". Al termine dell'incontro alcuni esempi dell'utilizzo del kiwi nella cucina. E con grande sorpresa si ha la possibilità di assaggiare una vera prelibatezza: un piatto di farro al kiwi. Una esperienza davvero unica.