I dati Movimprese relativi alle province di Frosinone e Latina per l’anno 2020

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MovimpreseL’anno appena concluso consegna un bilancio di demografia imprenditoriale in ulteriore ridimensionamento: l’avanzo pari ad appena 19mila unità, si assottiglia di circa ¼ rispetto ai valori targati 2019 (risultavano circa 27mila le imprese in più), segnando un ulteriore punto di minimo in serie storica. Tale saldo è l’esito della differenza tra le 292mila iscrizioni (in decelerazione di quasi 61mila unità rispetto allo scorso anno) e le 272mila cessazioni (oltre 53mila in meno rispetto allo scorso anno). In termini relativi, tali esiti determinano il rallentamento di entrambi i tassi di natalità e mortalità che mettono a segno un punto di minimo inesplorato nella serie storica decennale: rispettivamente il primo si attesta al 4,80% (a fronte del 5,79% del 2019) ed il secondo risulta pari al 4,48% (a fronte del 5,35% dei dodici mesi precedenti).
Di seguito si riporta la tabella riepilogativa dei tassi annuali rilevati su base nazionale a partire dal 2010:

Tab. 1 – Serie storica delle iscrizioni, delle cessazioni e dei relativi tassi (⇓)

Le dinamiche complessive sono influenzate dall’avanzo significativo delle costruzioni, la cui decisa accelerazione è stata sostenuta dall’incentivo del super ecobonus destinato alle ristrutturazioni; seguono le attività Professionali (consulenza d’impresa, pubblicità e ricerche di mercato), la cui performance non si discosta significativamente dai valori dello scorso, e le attività di Ristorazione con somministrazione, che nella serie storica dell’ultimo triennio è stato sempre tra i settori più significativi in termini di saldo, mentre nel corso del 2020 mostra un deciso rallentamento rispetto ai dodici mesi precedenti. Diversamente i settori tradizionali mostrano un bilancio in contrazione: l’Industria si mantiene in area negativa e risulta pressoché il linea con il valore targato 2019, mentre per l’Agricoltura ed il Commercio la flessione in termini relativi risulta più contenuta.

Tab.2 – Movimento delle imprese presso il Registro camerale per ramo di attività in ordine decrescente del saldo dello stock (⇓)

Dunque, la disaggregazione per settore di attività rende conto di dinamiche “alterate” rispetto allo scorso anno, con esiti che impongono cautela nelle valutazioni, in quanto su alcuni dei segmenti presumibilmente da ritenersi più critici riguardo agli affetti della pandemia, come per le attività di ricettive (tra le quali gli esercizi pubblici colpiti dal doppio lockdown sia di primavera che d’autunno, mostrano i primi segnali negativi), questi rimangano sottotraccia anche per effetto degli interventi governativi di ristoro previsti per i segmenti economici penalizzati dalle disposizioni normative di limitazione allo svolgimento delle attività. Altrettanto, le misure intervenute a salvaguardare i posti di lavoro e a rinviare i default aziendali hanno rappresentato un fattore di contenimento dei danni sulle attività imprenditoriali, determinando una sospensione non priva di ricadute economiche in termini di minori redditi e di minori consumi, in un clima di attendismo che, almeno in termini di demografia imprenditoriale, è presumibile concluda di maturare i propri effetti in tempi che non ci si aspetta possano durare al lungo e i dati del primo trimestre 2021 probabilmente daranno maggiore contezza degli effetti del Covid sul tessuto imprenditoriale.

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LA REGIONE LAZIO

Il Lazio si conferma ai vertici nazionali della graduatoria regionale, realizzandosi un tasso di sviluppo del +1,03%, sebbene rallenti il passo rispetto ai valori riferiti all’analogo periodo 2019 (+1,40%), per un differenziale inalterato rispetto alle dinamiche rilevate su scala nazionale (+0,32% il tasso di crescita).
Di fatto, come avviene su scala nazionale, la minore crescita è attribuibile al duplice ridimensionamento sia delle nuove aperture che delle cessazioni, nella misura del 20% circa per entrambi. Il saldo a fine anno ammonta a 6.801 unità in più, confermando il ridimensionamento già evidenziato in corso di circa ¼ rispetto ai valori riferiti ai dodici mesi precedenti (9.206 unità aggiuntive).
Disaggregando il dato laziale a livello provinciale, si evidenziano comportamenti imprenditoriali piuttosto diversificati, atteso che il frusinate conferma la stazionarietà già emersa in corso d’anno, mentre, fatta eccezione per la maggiore crescita del viterbese (+0,57%, a fronte del +0,45% riferito al 2019), gli altri territori condividono il rallentamento del tasso di sviluppo imprenditoriale evidenziato su scala regionale, sebbene con un’accentuazione più significativa in provincia di Latina, la cui crescita è quasi dimezzata. Gli esiti su scala nazionale e per la regione Lazio disaggregati per province, sono riportati nella tabella successiva:

Tab.3 – Movimento totale delle imprese presso il Registro Imprese.-Lazio e province (⇓)

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LA PROVINCIA DI FROSINONE

A fine 2020 in provincia di Frosinone risultano 48.639 imprese registrate, delle quali 39.923 attive (82,1% del totale); ammontano a 2.275 le nuove iscrizioni (pari ad un tasso di natalità del +4,72%, in rallentamento rispetto al +5,66% riferito al 2019), a fronte di 1.967 cessazioni non d’ufficio (per un indice di mortalità dello 4,08%, anch’esso in rallentamento rispetto al 5,03% dell’analogo periodo precedente). Il bilancio annuale è positivo per 308 unità in più, in linea con la precedente annualità, per un tasso di crescita che si attesta al +0,64%, replicando appunto le dinamiche targate 2019.
Nonostante gli esiti algebrici complessivi risultino invariati, di fatto, gli effetti della pandemia in atto determinano un  mutato clima economico in termini di demografia imprenditoriale, in quanto si realizzano significative variazioni delle dinamiche di alcuni segmenti, che risultano decisivi sull’esito complessivo.
Tra le più rilevanti, si evidenzia la performance delle Costruzioni la cui progressione positiva in corso d’anno genera un rimbalzo senza precedenti (177 unità in più, +2,52% la variazione dello stock, a fronte del +0,72% riferito al 2019), che spiega il 60% dell’avanzo riferito all’intero universo imprenditoriale (a fronte del 17% riferito all’anno precedente). Segue, in maniera del tutto inconsueta in serie storica, il segmento delle attività di Consulenza aziendale (incluse nel settore M nella tabella seguente), che mostra una decisa accelerazione mettendo a segno il secondo migliore risultato (66 unità aggiuntive, a fronte delle 28 targate 2019).
Le attività connesse al segmento dell’Informatica (inclusa nella tabella seguente nel settore J “Servizi di informazione comunicazione), come la Produzione di software e i Servizi di elaborazione dati, registrano un significativo rimbalzo con elevata probabilità riconducibile all’effetto covid, in ragione della necessità da parte delle imprese di potenziare la componente digitale nell’ambito della proprio organizzazione aziendale.

Tab.4 – Movimento delle imprese presso il Registro camerale per ramo di attività (⇓)

Inoltre, in chiusura d’anno, l’Industria torna su un sentiero positivo, grazie al significativo contributo delle attività di Riparazione, manutenzione e installazione di macchinari; altresì, si evidenzia la minore perdita delle attività commerciali, determinatasi grazie al contributo dell’ingrosso (+30 imprese, a fronte della sottrazione di 18 unità realizzatasi nel corso del 2019), nonché del segmento auto che comprende le officine meccaniche (+27 imprese, a fronte delle 23 in meno dello scorso anno), mentre le attività al dettaglio rimangono in area negativa, sebbene contengano significativamente la perdita, circoscrivendola intorno ai ¾ del valore riferito ai dodici mesi precedenti. Tal esito è determinato per la gran parte dal canale delle vendite on-line che mette a segno un deciso rimbalzo, realizzatosi interamente nel secondo semestre.
Le attività di Ristorazione ed i pubblici esercizi chiudono l’anno sotto tono: il bilancio risultante è una crescita complessiva in contenimento di quasi il 60% in termini tendenziali (appena 20 sono le imprese in più, a fronte delle 47 riferite all’analogo periodo dello scorso anno).

L’ARTIGIANATO IN PROVINCIA DI FROSINONE

A fine anno le imprese artigiane del Frusinate ammontano a 8.713, pari al 20,0% del totale imprese operanti nella provincia, considerate al netto del comparto agricolo. Il saldo tra le 590 iscrizioni e le 498 cessazioni non d’ufficio determina un avanzo di 92 unità (a fronte delle 57 unità in meno riferite ai dodici mesi precedenti), per una decisa inversione di tendenza, attestandosi la crescita al +1,07% (-0,66% la variazione percentuale nel 2019).

Tab. 5 – Movimento delle imprese artigiane presso il Registro camerale per ramo di attività (⇓)

Di fatto, la performance complessiva è determinata dal deciso rimbalzo dell’edilizia (+112 unità, a fronte delle 18 aggiuntive targate 2019); peraltro, la componente artigiana spiega quasi i 2/3 dell’avanzo dell’intero comparto delle costruzioni, il doppio dello scorso anno.

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LA PROVINCIA DI LATINA

L’universo imprenditoriale della provincia chiude a fine anno con 57.663 unità registrate delle quali 47.104 attive, pari all’81,7%. Complessivamente ammontano a 2.908 le iscrizioni (a fronte delle 3.637 dei dodici mesi precedenti), per un tasso di natalità in flessione al 5,04% (rispetto al 6,31% del 2019); altrettanto avviene in termini di cessazioni, attestatesi a 2.656 unità in meno, per un tasso di mortalità anch’esso in rallentamento al 4,61% (5,53% il precedente, pari a 3.186 cancellazioni nel corso del  2019). Si conferma, dunque il trend emerso in corso d’anno, in quanto l’esito conclusivo è di un turnover imprenditoriale in frenata e di un tasso di crescita quasi dimezzato, che si ferma allo 0,44% (a fronte del +0,78%, riferito ai dodici mesi precedenti).
Si conclude, dunque, un anno all’insegna della discontinuità e che con le complessità che nel corso dei mesi si sono riproposte in ragione dell’evolversi della pandemia, lascia intendere il procrastinare di alcune decisioni, sia in termini di avvio di nuove iniziative imprenditoriali, che di dolorose scelte di chiusura dell’attività, soprattutto con riferimento ai segmenti che rappresentano la principale fonte di sostegno al reddito familiare, nell’incertezza dell’evolversi dei contagi, con le relative limitazioni allo svolgersi delle attività economiche.

Tab. 6 – Movimento delle imprese presso il Registro camerale per ramo di attività (⇓)

La discontinuità rispetto allo scorso anno cui si è accennato è rappresentata, in primis, dallo sprint delle Costruzioni, la cui accelerazione (+1,74% la variazione dello stock, a fronte del +1,43% riferito ai dodici mesi precedenti) è frutto soprattutto dall’eccezionale rimbalzo realizzatosi nella seconda trimestrale. Al riguardo le misure previste di rilancio del comparto hanno avuto, come già evidenziato, effetti significativi anche su scala nazionale e regionale.
Altrettanto, si evidenzia la crescita significativa delle attività di Pulizia e disinfestazione (incluse nel Settore N nella tabella sopra riportata), che come già segnalato in questa stessa sede nell’analisi precedenti, in piena emergenza covid hanno registrato una crescita esponenziale della domanda da parte delle imprese di sanificazione e di interventi indispensabili per garantire le condizioni di sicurezza previste dai protocolli.
Un ulteriore segnale di discontinuità è riferibile alle attività commerciali che restituiscono un esito sostanzialmente neutro, a fronte della perdita targata 2019 (-0,39%); tale miglior risultato è determinato dalla più contenuta flessione del segmento al dettaglio, che conferma dinamiche negative, sebbene risultino dimezzate rispetto allo scorso anno (61 unità in meno, a fronte delle -121 targate 2019). In tale segmento è compreso il canale delle vendite on-line che, dopo il rallentamento della prima semestrale, a settembre aveva recuperato la consueta corsa, tuttavia nell’ultima porzione d’anno torna a ridimensionare il passo, per una crescita cumulata pari ai ¾ del saldo targato 2019 (+34 unità, +12,2% la variazione dello stock).
Le attività di Ristorazione ed i pubblici esercizi dopo la pesante apertura d’anno, condizionata nell’ultimo mese dalla pandemia, cui è seguito un secondo trimestre fortemente penalizzato dal lockdown ed un periodo estivo sotto tono, confermano un bilancio magro per una crescita complessiva che si riduce a poco più del 50% in termini tendenziali (appena 39 sono le imprese in più, a fronte delle 88 riferite all’analogo periodo dello scorso anno) con il segmento degli esercizi pubblici che presenta un saldo negativo.
Altrettanto, i Trasporti evidenziano il ritorno alla stazionarietà (a fronte della decrescita pari a -1,23% targata 2019); su tale recupero in parte possono aver inciso i mutati comportamenti di acquisto dei consumatori tramite il canale on-line, cresciuto esponenzialmente a partire dal lockdown di marzo, favorendo la domanda logistica connessa alle accresciute consegne di prodotti effettuate; d’altronde, l’emergenza sanitaria e le relative misure di contenimento hanno fatto emergere il ruolo fondamentale di tale segmento nella distribuzione di beni sanitari e beni primari.
Passando ai settori tradizionali, l’Agricoltura, dopo il pesante disavanzo in apertura d’anno e il recupero realizzatosi nella seconda trimestrale consuntiva l’anno in netta flessione (-0,63% la variazione dello stock, a fronte del precedente -0,31%). D’altronde, le limitazioni alle attività di ristorazione hanno inciso in misura significativa sulla domanda e sulle quotazioni delle produzioni orticole locali, con ribassi significativi in corso d’anno.
Per quanto attiene le attività Manifatturiere, il dato consolidato a fine anno si mantiene su un sentiero negativo, sebbene in contenimento (-0,87% la variazione dello stock, a fronte del -1,22% targato 2019). Nello specifico, i segmenti più penalizzati sono quello del Legno e la Fabbricazione di prodotti in metallo; diversamente, la Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine e apparecchiature registra l’avanzo più significativo (+17 unità, +5,25% la variazione percentuale dello stock, in accelerazione rispetto al +3,18%  targato 2019).

L’ARTIGIANATO IN PROVINCIA DI LATINA

A fine anno le imprese artigiane presenti a Latina ammontano a 8.847, pari al 18,3% del totale imprese operanti nella provincia, considerate al netto del comparto agricolo. Il saldo tra le 581 iscrizioni e le 590 cessazioni non d’ufficio determina una sottrazione minima quest’anno di appena 9 unità (a fronte delle 31 unità in meno riferite ai dodici mesi precedenti), per una decrescita che si attesta al 0,10%, in significativo recupero rispetto alla flessione registrata nei dodici mesi precedenti (-0,35% la variazione percentuale nel 2019).

Tab. 7 – Movimento delle imprese artigiane presso il Registro camerale per ramo di attività (⇓)

In un quadro complessivo in cui la gran parte dei settori mostra variazioni del saldo negative, le attività edili mostrano la rinnovata vivacità già evidenziata a tutti i livelli territoriali, peraltro spiegando la componente artigiana la metà dell’avanzo dell’intero comparto, pressoché in linea con la proporzione riferita al 2019.

Per chiudere l’analisi, si riporta di seguito il quadro sintetico riferito alle ulteriori disaaggregazioni del tessuto imprenditoriale per tipologia di impresa. Il confronto territoriale di seguito illustrato

Tab. 8 – Movimento delle imprese femminili, straniere e giovanili presso il Registro Imprese (⇓)

La contrazione del passo delle imprese femminili è condivisa da tutti i livelli territoriali; in particolare a Frosinone tale componente si posiziona in area negativa, mentre la minore accentuazione a Latina risulta in linea con le dinamiche laziali, per un tasso di crescita pressoché dimezzato rispetto ai dodici mesi precedenti.
Diversamente, la performance delle imprese straniere è influenzata dalla dinamica positiva delle costruzioni, realizzandosi per tale componente un leggero rallentamento tendenziale a tutti i livelli territoriali, con l’unica eccezione della provincia di Latina, che mostra un’accentuazione significativa della crescita.
Le imprese giovanili mostrano il ridimensionamento più significativo in termini tendenziali, risultando il rallentamento non inferiore al 20% a tutti i livelli territoriali.