Va avanti senza grandi colpi di scena il processo a carico dei vertici della Goodyear. Altri testimoni hanno sfilato in aula. Tra un non ricordo e un non lo so l'udienza si è conclusa solo nel tardo pomeriggio.
La prossima settimana si entra nel vivo. Davanti ai giudici approdano i periti che risponderanno, dati alla mano, alle domande di giudici e parti. Tre i testimoni che hanno parlato ieri, tra cui un ispettore del lavoro ed un responsabile della sicurezza. Il tema che fa da padrone è sempre lo stesso: la pericolosità delle materie prime trattate e la mancanza di adeguati sistemi di sicurezza Queste le accuse alla base dell'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Gregorio Capasso e che sostengono l'imputazione per omicidio colposo plurimo e lesioni. Sotto la lente di ingrandimento le polveri di ammine aromatiche, il nerofumo e l'amianto. Nove gli imputati: Richard Antony Grano, Pierdonato Palusci, Antonio Corsi, Arthur Paul Ricchiuti, Edward Lucas, Charles Lee Grunder, Michael Claude Murphy, Adalberto Muraglia e Jeffrey James Smith, assistiti dai legali Corrado De Simone, Giovanni Lauretti e Antonio Musti. Quasi tremila le persone che hanno lavorato in quella fabbrica dal 1964 e fallita dopo trentasei anni di attività Il giudice, Cinzia Parasporo, decidere sulle presunte inadempienze delle norme sulla sica a sul posto di lavoro. Punto nevralgico, la relazione depositata dai periti, Francesco Ammaturo e Mariano Bizzarri che mette in risalto che su 62 operai, di cui 19 malati e 43 deceduti, per 17 non si è potuta correlare la patologia manifestata con l'attività lavorativa Per 30 casi, invece, può sussistere il nesso causale. Per altri 13, sulla base del confronto con i dati del registro dei tumori del capoluogo pontino, le malattie possono aver avuto origine da motivi totalmente indipendenti dalle mansioni svolte. Cento, tra ex operai, eredi e parenti, le persone che si sono costituite parte civile attraverso i legali Luigi Di Mambro e Michela Luison.