Confermata la maxi multa per i produttori di latte

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Quando si dice una multa da capogiro: 188,8 milioni di euro. Tanto dovranno pagare gli allevatori italiani per aver sfon­dato il tetto massimo previsto dall'Unione Europea per la produzione di latte. Una vera bato­sta che rischia di avere pesan­ti ripercussioni sul comparto. Ad onor del vero, cosa forse an­cora più grave, non si tratta pe­rò di una novità bensì di una conferma. La sanzione infatti era stata già prevista alcuni mesi fa dalla Commissione Ue che l'ha ribadita in questi giorni. Il provvedimento – si è sfogato Luca Targa – dimostra come, dopo 15 anni di regime fondato sulle quote-latte, il sistema appli­cato dall'Europa non corrispon­da più agli obiettivi di sviluppo della zootecnia nel nostro Pae­se». Una dichiarazione forte che nasce però da un esame atten­to della situazione italiana. «Ba-sta citare – prosegue il presiden­te provinciale della Cia (Confe­derazione Italiana Agricoltori) – un dato: la quantità delle mul­te pagate dalle imprese zootec­niche italiane rappresenta cir­ca la metà di tutte quelle com­minate dalle autorità di Bruxel­les. La Confederazione italiana agricoltori fu, ai tempi lontani dell'avvio di questa procedura di infrazione, la sola organizza­zione agricola a combatterla aspramente. La riteniamo difat­ti un'ingessatura delle potenzialità economiche delle aziende che avrebbero invece dovuto dotarsi di strumenti propri di autoregolamentazione». Il concetto è chiaro: dissanguare gli operatori del settore serve a poco soprattutto se poi non esiste una strategia precisa in tema di agricoltura. E pensare che ancora oggi la cosiddetta politica agricola comunitaria assorbe qualcosa come il 50% dell'intero bilancio dell'Unione Europea. Ma non è tutto «Ad aggravare la situazione – fa notare ancora Targa – arrivò, anni fa, la trattativa sulla quota nazionale di riferimento che
venne condotta in modo maldestro e portò alla definizione di un quantitativo ben inferio­re al fabbisogno nazionale». Un pasticcio che è la principale cau­sa dell'abnorme numero di infrazioni segnalate ogni anno nel nostro Paese. Stando così le co­se c'è dunque bisogno di in­terventi radicali e soprattutto urgenti. Come spiega ancora il presidente provinciale della Cia: «E' innegabile che il regi­me delle "quote" non ha avuto per l'Italia gli effetti auspicati: il prezzo del latte alla stalla con­tinua a diminuire e le multe pa­gate dagli allevatori per lo sfondamento della quota nazionale, sono in costante aumento. C'è quindi il rischio di rendere dif­ficile, in futuro, il mantenimen­to del reddito degli allevatori zootecnici e, di conseguenza, la sopravvivenza stessa di un set­tore fondamentale dell'agricol­tura italiana». La conclusione viene da sè: «E' allora impor­tante che il ministro delle Po­litiche agricole, alimentari e fo­restali Paolo De Castro avvii al più presto un confronto sul problema delle quote. Occorre assolutamente un momento se­rio di discussione che porti al­la definizione di una proposta concreta da sottoporre all'Unio­ne Europea». L'alternativa? Ve­der morire poco alla volta uno dei comparti più floridi della nostra economia.

Fonte: La Provincia [Benedetto Antuono]